Un monastero in regola

Un inizio sconosciuto ed una fine fin troppo nota

Il monastero benedettino di San Vitale ha una storia ultra millenaria. Sicuramente è stato fondato prima dell’anno 1000. Infatti una bolla del re Ottone III, re dei franchi ma anche re d’Italia, porta la data del 10 gennaio 999. Nella bolla si parla di alcuni terreni che vengono concessi all’abate di San Vitale. Se si parla di abate significa che la comunità esisteva già all’epoca.

Nell’Archivio di Stato di Ravenna esiste appunto l’elenco di tutti gli abati del monastero dal 1000 fino al 1798. Il declino verso la chiusura iniziò il 26 giugno 1796 con l’entrata in città delle truppe napoleoniche e si concluse con la chiusura definitiva il 21 agosto 1798. Venne destinato a caserma come la stragrande maggioranza dei monasteri in quanto se erano in grado di contenere grandi comunità di monaci, erano perfettamente adatti a contenere le stesse quantità di militari.

 

La fonte d’ispirazione

Ma i monasteri da cosa sono stati ispirati?

Nel periodo successivo alle persecuzioni romane alcune comunità cristiane decisero di ritirarsi in luoghi isolati e in molti casi scelsero vecchie domus rurali. Nel mondo antico le domus rurali erano concepite per gestire i grandi possedimenti del dominus ma anche per accoglierlo dandogli tutti i confort. Vicino a noi abbiamo la Villa romana di Russi, la quale possedeva persino un piccolo impianto termale per il dominus e i suoi ospiti. Di fatto erano delle cellule autonome in grado di autosostenersi. Quindi i monasteri vengono concepiti come li conosciamo perché la loro forma embrionale  si ispirava ad un modello specifico. Se ci pensiamo il chiostro non è altro un’amplificazione dell’impluvium delle case romane. Si trattava di un porticato coperto sul quale si affacciavano le porte dei vari ambienti e al centro vi era una vasca per la raccolta dell’acqua piovana. Il chiostro in forma ingrandita è diventato un luogo di meditazione con al centro la vera di un pozzo.

Insomma come in molti altri casi qualcosa nasce per sovrapposizione.

Il monastero benedettino di San Vitale

Contrariamente agli due grandi monasteri ravennati (Classense e Portuense) che si sono trasferiti in città ma erano sorti altrove, quello di San Vitale è nato e si sviluppato nello stesso punto della città. Per questo motivo troviamo ambienti  di forme e stili completamente diversi in base alle necessità contingenti. Per esempio la realizzazioni di due refettori quando la comunità monastica si ingrandì, la presenza di tre chiostri: il chiostro piccolo di epoca medievale, il chiostro grande di epoca rinascimentale ed infine il mai concluso chiostro dell’orto.

Un grande contributo

Grazie ad un monaco, Benedetto Fiandrini, che nel 1791 realizzò una minuziosa mappa del complesso indicando esattamente di ogni ambiente qual era la destinazione, possiamo ancora oggi sapere come si svolgeva la vita all’interno di questo millenaria cellula autosufficiente. Dalla Spezieria al deposito dei formaggi, dall’infermeria al magazzino dei marmi fini, ogni anfratto del monastero trova la sua giusta collocazione.

Senza contare i possedimenti delle pinete…