Frutta di stagione

Un frutto di strada

L’ho scoperta nelle vie di Istanbul e nei villaggi della Cappadocia in tempi non sospetti. Parlo della spremuta di melagrana. Da noi forse era anche un po’ snobbato come frutto. Spesso arrivava in casa perché ce le regalava una zia che stava in campagna oppure erano l’omaggio di un vicino. Oggi invece non esiste bar che non ci proponga la spremuta di questo frutto così particolare. Non mi cimenterò nelle sue proprietà che arrivano proprio in autunno quando il nostro fisico ne ha più bisogno. Arriva anche con il suo colore cosi intenso e così brillante che nel grigiore stagionale sembra proprio volere urlare tutta la sua potenza.

 

Un dono per la casa

Nel Gran Bazar di Istanbul in molti negozi sono in vendita melagrane di ceramica. Ve sono di tutti i tipi: dozzinali a prezzi modici oppure artigianali e lì il prezzo può salire anche di molto. Non le colleziono ma ne ho acquistata una per quante volte ho messo piede in Turchia. Parecchie, ma non abbastanza. E’ un po’ il mio pegno d’amore per una terra che amo profondamente. In Turchia viene regalato per la casa, in quanto è ritenuto un portafortuna. E’ un frutto iconico che ha assunto molti significati.

Nel mito

La troviamo nella mitologia. Per esempio attraverso il dolce sapore della melagrana, Ade era riuscito a fare di Persefone la regina degli Inferi, concedendole due stagioni delle tre insieme alla madre. In questa chiave di lettura, la melagrana rappresenta la morte e la rinascita a nuova vita: la dea si ricongiungeva per sei mesi con il suo sposo per poi risorgere presso la madre e permettere alla vegetazione di rifiorire.
Non a caso la melagrana diviene il simbolo del nutrimento dei defunti: nella camera sepolcrale di Ramses IV si trova dipinto questo frutto; altri geroglifici raffiguranti la melagrana sono stati scoperti all’interno di tombe egizie che risalgono a 2.500 anni fa. La melagrana assume, così, un duplice significato: la vita e la morte.

Nell’arte e nella letteratura

Artisti di primo livello come Raffaello, Botticelli, Rossetti, Arcimboldo e molti altri l’hanno rappresentata, mentre poeti come Carducci l’hanno celebrata nei loro versi. A Ferrara nel Museo della Cattedrale è custodita la famosa Madonna della melagrana realizzata da Jacopo della Quercia. Un’opera di grande dolcezza poetica nella quale si intravede quell’umanizzazione del sacro che tarderà poco ad affollare tutta l’arte. Nell’arte spesso vediamo questo frutto legato alla figura di Maria in quanto per il colore dei suoi semi è un preludio che annuncia la morte del Figlio.

Madonna della melagrana – Museo della Cattedrale (Ferrara)
A Ravenna

Non manca neppure nella mia città. Precisamente proprio all’interno di uno dei più suggestivi monumenti paleocristiani: nel mausoleo di Galla Placidia. Assieme a fichi, nespole ed uva troviamo una meravigliosa melagrana spaccata di cui si intravedono i semi rosso intenso. In questo caso caso si unisce agli altri frutti autunnali aperti, in quanto il cesto in questione si trova sul lato del transetto orientato verso l’equinozio di Autunno, viceversa il cesto opposto contiene frutta acerba e chiusa. Nell’arte antica l’accezione è quindi diversa forse più legata a simbolo di abbondanza. Mi piace pensare sia un frutto che rispecchia bene l’ideologia cristiana. Al pari delle chiese, la melagrana appare come un frutto qualunque mentre al suo interno, come le tessere di mosaico i suoi semi brillano e stupiscono lo spettatore.

Melograne e altra frutta autunnale – Mausoleo di Galla Placidia (Ravenna)

 

  1. Chiara Clementi

    7 Novembre 2020 at 02:34

    Grazie alla lettura del tuo articolo, mi hai fatto riportare il pensiero al viaggio in Turchia,
    Paese che mi ha lasciato voglia di tornare per molteplici ragioni.
    Anch’io in Cappadocia alcuni anni fa,non ho resistito al richiamo di una spremuta “artigianale”di quei frutti un po’ “magici” che a casa mia troneggiavano come soprammobili nella fruttiera in mezzo al tavolo,in autunno. Troppo belli e troppo complicati da mangiare,con le loro lucenti gemme di rubino,nascoste e protette sotto la doppia scorza .
    Sarà stata la suggestione del luogo,il sorriso del ragazzo che per un prezzo modico mi ha fatto assaporare quella bevanda dal gusto dolce e amaro allo stesso tempo, ma ad ogni autunno, non posso fare a meno di comprare qualche melagrana, aprirla come un geode, ammirarne il colore,sentire il profumo asprigno e cercarne il dolce in ogni chicco.
    Uno dei miei riti d’autunno.

    1. mauromarino

      8 Novembre 2020 at 11:26

      Grazie a te, del tuo contributo. Il valore dei riti è molto profondo e, soprattuto personale. Grazie anche per l’analisi sensoriale che hai fatto perché la melagrana assieme a pochi altri frutti stimola tutti e cinque i nostri sensi. Persino l’udito, che nella degustazione del cibo è quello più raro da sollecitare. I rumori dei chicchi del melograno durante la masticazione sono ineguagliabili da altri frutti.

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