Un giardino misterioso

L’abito giusto 

Indossare i panni del viaggiatore non è un affare semplice. L’essere umano è un homo viator, il quale non sempre vuole essere trasportato dai sensi. Recentemente ho visitato i Giardini di Valsanbizio di Villa Barbarigo. Siamo in quel Veneto costellato di luoghi magici dove nobili famiglie hanno fatto costruire ville sontuose, un po’ per “fuggire” dagli affanni della vita cittadina, un po’ per controllare meglio i loro latifondi.

La Natura che ci guida

In questo caso però, i lavori, iniziati nel 1631, sono partiti dal giardino e oggi sono la vera attrattiva del luogo. Quando entri, il giardino ti prende delicatamente per mano, senza strattonarti. E’ un luogo che ha deciso di sussurrare da vicino, non di urlare da lontano. 

E’ diviso in tappe, ognuna delle quali fa parte di un percorso di crescita. Spesso questi viaggi iniziatici erano pensati dentro le dimore attraverso cicli di affreschi, statue e materiali utilizzati; qui invece il percorso è fuori: solo il contatto con la Natura può elevarci veramente.

La Porta

Al Giardino si arrivava per via d’acqua e da lì iniziava il viaggio. In effetti, dall’acqua arriviamo. Ma oltre alla Natura c’è anche l’opera dell’uomo: circa settanta statue costellano e ci guidano nel viaggio. Non va neppure tralasciato che il giardino è stato pensato e realizzato nel Seicento in pieno periodo Barocco e quindi le parole possono essere solo tre: teatro, tecnica, trasformazione.

Il Giardino è un immenso palcoscenico, un’esperienza coinvolgente con uno spettacolo animato da statue e fontane, acque e colori, piante e percorsi. C’è uno spirito metafisico nel Giardino perché assieme a cose sensibili – piante, luoghi e animali – esso ci propone anche un percorso interiore attraverso il mistero.

Il silenzio

Mistero, che parola affascinante. Letteralmente significa cosa di fronte alla quale si fa silenzio e quindi rimane segreto.  E’ proprio vero che ormai non c’è più niente di misterioso nella vita quotidiana, non si fa più silenzio di fronte a nulla. Le tappe in tutto sono dieci e per lasciarvi il desiderio di visitarlo, per dare al Giardino il giusto mistero farò appunto silenzio e parlerò solo del Labirinto.

Secoli di verde

Seimila arbusti di bosso sempreverde, la maggior parte piantati tra il 1664 ed il 1669, accolgono il visitatore. Un chilometro e cinquecento metri di lunghezza comportano ottomila metri quadrati di spalliere che annualmente vengono potate dai giardinieri del complesso. Certamente una struttura giocosa e ludica ma intrisa di una struttura simbolica per rappresentare il cammino della vita. Infatti quando si entra l’altezza delle siepi di di circa un metro e mezzo. Quindi come in gioventù hai quell’illusione di poter dominare il mondo e di averlo sotto controllo. Poi mentre procedi il terreno declina verso il basso, le pareti si alzano e improvvisamente sei disorientato. La strada giusta non è quasi mai quella più breve.

Ogni promettente scorciatoia allunga di molto il percorso, oppure finisce in uno dei sei vicoli ciechi cioè i vizi capitali ovvero Gola, Lussuria, Avarizia, Accidia, Ira e Invidia. Ma potrebbe capitare di entrare nel duplice circolo vizioso a sottolineare il settimo e gravissimo vizio: la Superbia.

Queste interruzioni, impongono la riflessione e un mesto ritorno sui propri passi con la fatica di riprendere il cammino. Lottando con perseveranza, però, si riesce ad arrivare al centro del labirinto nel quale c’è la Torretta, che ci conduce in un punto alto dal quale si domina il tutto e, inebriati dal profumo di fiori che ancora a fine ottobre rilasciano le loro essenze, rifletti sul cammino fatto.

Labirinto come archetipo

Il Labirinto inteso come struttura simbolica esiste da sempre. In Valcamonica i graffiti rupestri risalenti fino a diecimila anni fa contengono anche un labirinto con uomini in posizione orante quasi a celebrarne la magia che esso rappresenta. Lasciarsi stregare da questo luogo per entrare in connessione non solo con la Natura ma anche con la natura dell’uomo è un’esperienza a cui non rinunciare. Anche a Ravenna non mancano: nella basilica di San Vitale, nel Mausoleo di Galla Placidia, nella Basilica di San Giovanni Evangelista sono presenti. Recentemente ne è stato realizzato uno moderno a mosaico in un punto molto simbolico di Ravenna: appena fuori le carceri cittadine.

  1. Chiara Clementi

    30 Ottobre 2020 at 11:51

    Parco di villa Barbarigo sorprendente e quante suggestioni! Non sapevo del labirinto moderno a mosaico,andrò a vederlo.E’ un modo per viaggiare, anche solo dentro la nostra città che fortunatamente sa regalarci nuove suggestioni guardando sempre avanti.Cosi come dobbiamo fare noi in questi tempi carichi di preoccupazioni.

    1. mauromarino

      30 Ottobre 2020 at 12:09

      Ciao Chiara, è un bellissimo ciclo di mosaici realizzati nell’ambito della Biennale del Mosaico di Ravenna ed è stato inaugurato nel 2019.Come punto si è scelto quello a simbolo di un cammino da ritrovare quando si esce dopo un periodo di reclusione. Solo stando in un vicolo cieco rifletti e cerchi la nuova strada.

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